Per
comprendere il concetto di Sé così come viene sviluppato nel pensiero
di Silvia Montefoschi, dobbiamo far riferimento al contesto
psicoanalitico in cui tale concetto scaturisce.
Possiamo
anticipare che il concetto di Sé intende definire una situazione di
dinamica psichica, un movimento di perenne evoluzione, e non una
condizione statica. Inoltre, proprio per la sua natura dinamica, in
quanto laddove v'è movimento v'è polarizzazione, il Sé deve
necessariamente consistere nella sintesi di due situazioni esistenziali
differenti.
Incominciamo
col dire che nel pensiero di Freud il concetto di Sé sembra non trovare
uno spazio esplicito. Fra l'Io e l'Es non v'è il terzo. Al contrario,
l'Io è perennemente e drammaticamente lacerato nella contraddizione fra
le esigenze del Super-Io e quelle dell'Es. Nella visione freudiana fra
queste due istanze inconciliabili non si da possibilità di sintesi:
l'Es, in quanto immediatezza pulsionale, comporta la nullificazione di
ogni istanza sociale, e il Super-Io, rappresentante l'ordine sociale
dato, nullificando la libertà dell'Io nega ogni istanza soggettiva. L'Io
ha la sola possibilità di cercare di realizzare, di volta in volta,
precari compromessi, utilizzando al meglio la forza dell'Es per
realizzarsi secondo le sempre più pressanti richieste superegoiche. Non
dandosi il terzo non si da sintesi dialettica. E non dandosi possibilità
di sintesi fra contrari, non v'è in questo ambito il bisogno di un
concetto che esprima tale sintesi.
Scritto nel 1994 per una conferenza e pubblicato su “Individuazione” n.02/2006
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