In questa sezione abbiamo inserito l'interessante Tesi di Laurea sostenuta dal collega Dr. Gabriele Tognoni. Il titolo della Tesi è: La sventura in Simone Weil. La forma e la sostanza di questo lavoro ci sono sembrate estremamente pertinenti con il nostro pensiero che, a sua volta, trova alimento nel pensiero di Silvia Montefoschi. Lei stessa aveva avuto modo di leggere l'opera del Dr.Tognoni ed aveva espresso il proprio apprezzamento. Il testo completo della Tesi è disponibile in Archivio. Qui di seguito alcuni brani tratti dall'Introduzione che chiariscono l'ambito tematico affrontato dalla Tesi: Sul piano teorico la sofferenza ha da sempre costituito un argomento attorno al quale si sono condensati e hanno preso forma alcuni degli interrogativi più radicali della storia del pensiero ( perché si soffre? perché esiste il male se Dio è buono? ecc.) al punto che alcuni autori hanno definito il male “(...) come una sfida senza pari,...”. In effetti è veramente difficile trovare uno stimolo equivalente, in quanto a efficacia, che spinga a ricercare nuovi sensi alla vita, quanto il problema del dolore... ...Il "malheur" o sventura, non si limita semplicemente ad una esperienza di sofferenza fisica o psichica circoscritta e ben definibile anche se irreversibile, quale può essere una malattia, un dispiacere o anche una vera e propria violenza causata da un uomo ai danni di un altro. Per esserci sventura in senso weiliano, lo stato di sofferenza deve portare con sé come determinante anche l’aspetto sociale. Per fare un esempio sufficientemente esplicativo: il martire cristiano che moriva nell’arena non era uno sventurato in quanto la sua morte era motivata a se stesso e riconosciuta nell’ambito della comunità che perseguiva gli stessi fini. Viceversa, era uno sventurato il Cristo che è morto sulla croce ripudiato da tutti e trattato come un comune delinquente. Sventurato quindi è colui che vive una sofferenza che a sua volta diviene fonte di giudizio negativo da parte della collettività e conseguentemente di ripudio... ...Il tema della diversità, che a sua volta porta in sé molto forte il problema della solitudine, impone un percorso individuativo che è da Simone Weil paragonato all’esperienza cristica. Esperienza vista come passaggio da uno stato individuale centrato sull’io, a sua volta aderente ai valori collettivi dominanti, ad uno stato nel quale viene abbandonata la centralità dell'io per recuperare la relazionalità con i valori universali interni ad ogni individuo ma normalmente sepolti sotto le stratificazioni depositate dal continuo adattamento dello stesso io alle convenzioni sociali. E' possibile pertanto, all'interno dell'opera di Simone Weil, tracciare un cammino ideale che, partendo dalla ricerca del senso della vita, spalanca gli occhi di fronte al problema della sventura quale esperienza di radicale dolore. E la radicalità di questa esperienza è in grado di innescare un processo interiore che, passando attraverso tappe cruciali quali il superamento della presenza ingombrante dell'io, il problema della rinuncia, l'esperienza del vuoto, dispone interiormente l'individuo a ricevere l'azione vivificante della grazia con il conseguente riconoscimento del contatto profondo e totalizzante con l'universale. |