Silvia Montefoschi
Questa pagina intende accogliere ricordi, sogni e riflessioni, relativi alla vita e al pensiero di Silvia Montefoschi
Silvia Montefoschi nasce a Roma il 12 giugno 1926. Dopo la laurea in Biologia passa un breve periodo a Napoli, come ricercatrice presso la Stazione Zoologica. Nel 1952, rientrata a Roma, inizia l’analisi personale con Ernst Bernhard, psicoanalista di origini tedesche ed allievo di Carl Gustav Jung di cui, per primo, aveva introdotto in Italia il pensiero. Alla fine del periodo napoletano risale una raccolta di poesie, Fu una pioggia di stelle sul mio viso, che saranno da lei pubblicate soltanto nel 1989.
Nel frattempo Montefoschi si Laurea in Medicina e, sotto la guida di Bernhard, sarà membro fondatore dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica e membro della Società Internazionale di Psicologia Analitica. Uscirà da entrambe le associazioni negli anni ‘70
Intanto, nei primi anni '60, Montefoschi si trasferisce a Milano dove, dà inizio alla sua attività di psicoanalista e, nel contempo, collabora con il Centro Studi di Psicologia Clinica di Milano diretto da Pier Francesco Galli.
A questo periodo risalgono i primi vari contributi teorici pubblicati su riviste specializzate fra cui: Psicoterapia e scienze umane, Minerva Medico-Psicologica, Archivio di psicologia neurologia e psichiatria, Rivista di psicologia sociale, Problemi del socialismo, MondOperaio, Quaderni Piacentini, Nuova Donna, Woman, Femme, etc
Intorno al suo lavoro incominciano a formarsi degli allievi e prendono forma gruppi e associazioni che si ispirano al suo pensiero e alla sua prassi.
Nel 1977 pubblica con Feltrinelli “L’uno e l’altro - Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico”. L’opera suscita subito un grande interesse anche al di fuori dall’ambiente strettamente professionale. Da quel momento inizia un periodo di lavoro intenso e fecondo in cui la sua ricerca, partendo dall’analisi della relazione psicoanalitica percorre i vari e diversi ambiti del sapere umano nella costruzione di quella che lei stessa chiamava la Megasintesi, e che noi possiamo rappresentare come un’ontologia, una teoria unificata della conoscenza e del reale. Da questo lavoro scaturiscono decine di pubblicazioni.
Lo sviluppo del Sé nella visione di Silvia Montefoschi
Mario Mencarini - Scritto nel 1994 per una conferenza e pubblicato su “Individuazione” n.02/2006
Una donna di nome Silvia Montefoschi
Giorgia Moretti - Un ricordo di Silvia Montefoschi
Mario Mencarini - Un ricordo di Silvia Montefoschi
Bibliografia completa di Silvia Montefoschi
Abbiamo tentato, o per meglio dire stiamo tentando, di compilare una bibliografia completa di Silvia Montefoschi comprensiva, oltre che dei libri, anche dei contributi teorici ospitati su riviste. Saremo grati a chi ci vorrà segnalare eventuali lacune. Nel frattempo mettiamo a disposizione quanto abbiamo già catalogato.
I SOGNI
Occorre dire che un tratto di novità che caratterizza fortemente la visione di Silvia Montefoschi è lo stretto intreccio di teoria e prassi, ogni passaggio del pensiero nasce dalla vita ed in essa torna ad inverarsi.
Nei primi anni ’80, si trasferisce a Genova dove si era formato un importante gruppo di lavoro che sviluppava e approfondiva le sue intuizioni. Con gli allievi liguri fonda il Laboratorio Ricerche Evolutive. L’esperienza ha vita breve dal punto di vista formale, ma è importante perché segna un’ulteriore accelerazione del suo pensiero. Risale infatti al 1989 la pubblicazione del “Vivente”, dove Montefoschi, partendo dalla personale ed incalzante esperienza di “coniunctio”, sviluppa in senso mistico il suo pensiero.
Si trasferisce infine a Sarzana dove trascorre una decina d’anni, sempre spiritualmente attiva e circondata dall’affetto di amici ed allievi.
Il peggiorare delle sue condizioni di salute la inducono, con lucida convinzione, a recarsi a Zurigo dove muore il 16 marzo del 2011
Vorremmo raccogliere in questa pagine i sogni che ci sono giunti e ancora ci giungono dopo la morte di Silvia. Pubblicheremo volentieri, in forma anonima, quello che i sognatori vorranno inviarci.
La sognatrice si sente nello spazio. Silvia, come una presenza invisibile ma molto reale, quasi concreta, le dice: «Il tuo pensiero si sente fin dall'altra parte dell'universo»
Silvia, vestita di bianco, è in una stanza, anche questa bianca, in attesa di essere intervistata.
Silvia appare vestita con un abito grigio molto elegante. Raccomanda alla sognatrice: «Credi in tutto quello che ho detto poichè è proprio tutto vero», e la invita a raccontare il sogno a coloro a cui sente di farlo. Un grande abbraccio commosso.
Silvia parlando con il sognatore gli dice che: «La morte è al tempo stesso una realtà e un'ipotesi, in definitiva un punto di vista».
La sognatrice è alle terme, con lei due compagni nel cammino di ricerca. Accanto ad una fonte d'acqua perenne c'è Silvia vivente, bella e felice.
La sognatrice segue Silvia che cammina spedita in un paesaggio di montagna. Si fermano e Silvia accostandosi alla sognatrice le soffia sul viso. È un soffio prolungato e leggero.
La sognatrice entra in una sala per assistere ad una conferenza. Seduta fra i relatori c'è Silvia, vestita di chiaro, luminosa e serena. Silvia fa un cenno d'intesa alla sognatrice, poi le due donne si alzano e, seguite da poche altre persone, escono dalla sala. Fuori, ad attenderle, c'è un vecchio autobus parcheggiato con il motore acceso e alla guida un autista vestito con le divise di una volta con il berreto a visiera. Silvia si siede dietro l'autista. Anche la sognatrice si siede, assieme a poche altre persone, fra adulti e ragazzi. Poi l'autobus parte.
Il sognatore sta tentando invano di telefonare ma la linea telefonica rimane muta. Decide allora di comporre automaticamente l'ultimo numero in memoria per verificare di "non essere rimasto agganciato". Risponde Silvia e il sognatore incomincia a parlare con lei mentre una forte energia lo attraversa partendo dalla base della "kundalini". Effettivamente i telefoni erano rimasti "agganciati" impedendo al sognatore ulteriori comunicazioni. Mentre parla con Silvia viene attraversato dalla preoccupazione che la propria figlia, presente alla telefonata, possa pensare che il padre è impazzito, ma questa, al contrario, considera normale quanto sta accadendo.
Il sognatore si sveglia ancora attraversato da una forte sensazione di gioia e pienezza.